Il Mediatore Interculturaleè una figura professionale che svolge attività di collegamento tra persone immigrate appartenenti a culture straniere e associazioni, strutture socio-sanitarie, servizi e istituzioni sia locali che nazionali, con l’obiettivo di fornire risposte quanto più conformi alle esigenze di integrazione di ogni singolo individuo.

La nostra società è destinata sempre più a diventare multietnica e multiculturale; con il passare del tempo, le trasformazioni concernenti i rapporti tra culture differenti, sia in ambito familiare che nella rete di relazioni sociali, diventano sempre più frequenti.
Insieme alle persone immigrate, giungono costumi, valori e tradizioni che vanno rispettate. Ad esempio, un’immigrata musulmana preferirebbe essere visitata da un medico-donna; per non parlare della figura del ginecologo! Lo stesso discorso vale per l’alimentazione, o per la comprensione della lingua, la cui male interpretazione potrebbe generare un certo trattamento discriminatorio. Mentre l’incomprensione e la scarsa conoscenza ed educazione all’altro, possono far sorgere conflitti e dispute non solo culturali, ma anche di ordine religioso, la condivisione di modelli interculturali può rappresentare una grande risorsa quando armonia e collaborazione si incontrano in un progetto di convivenza e sviluppo di nuove “comunità” a misura d’uomo, di qualsiasi provenienza esso sia.
Per tali ragioni, diviene sempre più importante trovare strumenti adeguati al fine di favorire, da un lato l’inserimento e non l’assimilazione delle persone immigrate, dall’altro la conoscenza di informazioni utili per tutti coloro che vivono l’accoglienza e la condivisione come difficoltà.
La figura del Mediatore Interculturale nasce dall’esigenza di conciliare più di un interesse e di salvaguardare alcuni valori culturali e religiosi e peculiarità delle numerose comunità immigrate presenti sul territorio.
Le azioni che disconoscono i diritti umani delle donne, che inneggiano alla violenza, che attuano discriminazioni, vanno modificate e finalizzate al rispetto della dignità e delle libertà fondamentali dell’essere umano.

Il Mediatore, la cui funzione necessita di vaste e ricche conoscenze sociali, storiche e culturali, nonché di capacità e tecniche di mediazione e di conciliazione, è una figura essenziale al giorno d’oggi. Essa svolge un ruolo determinante al fine dell’integrazione socio-culturale delle persone immigrate.
Non riconoscere e non valorizzare tale figura e l’utilità sociale che deriva dal suo operato, vuol dire ignorare la complessità del fenomeno dell’immigrazione.
Il mediatore è uno specialista, la cui formazione richiede un’attenta conoscenza e un continuo aggiornamento sulle tematiche concernenti l’immigrazione, la pedagogia interculturale e i diritti umani.

Alcuni dei requisiti fondamentali di un mediatore interculturale sono:

  1. padronanza della lingua italiana e, almeno, di un’altra lingua straniera;
  2. buona conoscenza della storia, della cultura e della religione sia italiana che del paese di provenienza di coloro che sono immigrati;
  3. conoscenza di base della legislazione italiana;
  4. pazienza e capacità di mediazione;
  5. elasticità nell’interpretazione del proprio ruolo;
  6. solida formazione culturale e conoscenza dei meccanismi della comunicazione;
  7. possibilità di accesso ai servizi e alle modalità di espletamento delle principali pratiche.

Le principali strutture pubbliche presso le quali la presenza dei mediatori risulta indispensabile sono: gli Ospedali, le carceri, i Provveditorati agli Studi, al fine di accompagnare l’inserimento degli alunni immigrati nelle scuole, i servizi sociali, i tribunali, i centri di prima accoglienza o di informazione e di consulenza.

Si può dire che l’operatore interculturale, agendo con imparzialità, utilizza il proprio patrimonio di conoscenza individuale e la capacità di gestione delle relazioni e delle interazioni personali per rappresentare, nel modo migliore possibile, le esigenze e le caratteristiche dei beneficiari presso gli operatori dei servizi.


L’Intercultura

La Circolare Ministeriale n. 205 del 26 luglio 1990, La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione interculturale assume come compito educativo della scuola la:

“mediazione fra le diverse culture: mediazione non riduttiva degli apporti culturali diversi, bensì animatrice di un continuo, produttivo confronto fra differenti modelli. L’educazione interculturale – si osserva – avvalora il significato di democrazia, considerato che la “diversità culturale” va pensata quale risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone. il riconoscimento della sua identità culturale, nella quotidiana ricerca di dialogo, di comprensione e di collaborazione, in una prospettiva di reciproco arricchimento”.

Sono previste forme di collaborazione tra listituzioni scolastiche, enti locali, e comunità immigrate per consentire l’impiego di “mediatori” di madre lingua. All’intento di agevolare la comunicazione ed i rapporti scuola-famiglia, si aggiunge la possibilità di intervento di “esperti” di madre lingua per la valorizzazione della lingua e della cultura d’origine degli alunni stranieri.